by Remigia Spagnolo – Professional Dreamers Project

Per realizzare i nostri sogni non possiamo esimerci dal comunicare i progetti che lo rendono fattibile, dalla preparazione di un discorso che li spieghi e li valorizzi. Parlando di sogni e di discorsi memorabili viene facilmente in mente il discorso di Martin Luther King “I have a Dream” del 1963, ma lui nella sua autobiografia parla anche di precedente discorso, che qui analizzerò, che definì “il discorso più decisivo della mia vita”, nel 1955.

Un discorso e una presentazione vanno prima di tutto preparati raccogliendo i dati necessari ma anche preparati psicologicamente. Vi propongo qui 6 fasi da tenere a mente quando vi accingerete a preparare un discorso memorabile a sostegno del vostro progetto..


  1. Quali possono essere i pensieri di una persona che si accinge a fare un discorso di fronte ad un pubblico più o meno numeroso?
  2. Quali emozioni si agitano nel suo animo?
  3. Come dare forma nel discorso alla “call to action”, la “chiamata all’azione”?
  4. Come sconfiggere l’imbarazzo, l’agitazione, la paura, che almeno le prime volte, attanaglia chi prende la parola in pubblico?

Un esempio che risponde alle prime tre domande viene dalle considerazioni che Martin Luther King Jr. fece prima di fare quello che lui chiamò, nella sua autobiografia, “il discorso più decisivo” della sua vita. Alla quarta domanda risponderò con un suggerimento alla fine dell’articolo.

Parleremo di un discorso che nel 1955 Martin Luther King Jr. fu costretto a preparare in emergenza, in meno di mezz’ora, a seguito di quanto accaduto a Rosa Parks, una donna alla quale venne intimato di scendere dall’autobus perché di colore. Lei si rifiutò. L’obiettivo del discorso era dunque quello di contenere la rabbia e l’umiliazione di una popolazione di colore vessata e ingiustamente segregata, ma anche di trasmettere sicurezza, energia e forza per una protesta e disobbedienza civili che ponessero fine alla segregazione razziale.

In questo discorso alla chiesa di Holt Street Baptist Church possiamo analizzare il concetto di “obiettivo” legato alla preparazione di un discorso importante e capire come poter dare forma alla “call to action”.

Ecco cosa scrisse Martin Luther King nella sua autobiografia a proposito dei pochi minuti di preparazione del discorso:

Discorso alla chiesa di Holt Street Baptist Church, Alabama, 5 dicembre 1955

“Andai a chiudermi nello studio, sentendomi rassicurato. I minuti scorrevano veloci, e ne avevo soltanto venti per preparare il discorso più decisivo della mia vita. Mi prese il panico. Mi trovavo di fronte ad un compito ineludibile: preparare, quasi senza averne il tempo materiale, un discorso che si presumeva dovesse instillare l’idea di una direzione ad un popolo animato da una passione per la giustizia tutta nuova ancora inesplorata. Ero quasi sopraffatto, ossessionato dalla sensazione di non essere all’altezza. In questo stato angoscioso, persi altri cinque minuti dei 20 che avevo..

(…) Avevo solo un quarto d’ora scarso quando iniziai a preparare la traccia..

Ma mentre cercavo di farlo, mi trovai di fronte un nuovo dilemma che mi costrinse a riflettere: come avrei potuto mettere insieme un discorso che fosse al tempo stesso così combattivo da continuare a stimolare la mia gente a un’azione positiva e anche abbastanza moderato da contenere il fervore entro limiti dominabili e conformi al cristianesimo? Sapevo che molta parte della popolazione negra era vittima di un rancore che facilmente avrebbe potuto trasformarsi in una valanga. Che cosa avrei potuto dire di adatto a mantenere il loro coraggio, renderli pronti per l’azione positiva e nello stesso tempo lasciarli privi di risentimento? Era possibile che la combattività e la moderazione si associassero in un solo discorso? Decisi che dovevo affrontare la sfida a viso aperto.

Avrei cercato di stimolarli all’azione affermando che era in gioco il rispetto di se stessi, e che se avessero accettato senza protestare simili ingiustizie sarebbero venuti meno alla propria dignità e anche agli eterni comandamenti di Dio stesso. Ma avrei controbilanciato questo punto riaffermando la dottrina cristiana dell’amore”

Coerentemente con le sue riflessioni iniziali fatte nella solitudine della sua camera, King descriverà nel suo discorso i maltrattamenti dei passeggeri neri degli autobus e la disobbedienza civile di Rosa Parks. Poi giustificherà la protesta nonviolenta facendo appello alla fede cristiana degli afroamericani nell’amore e nella giustizia, e alla tradizione democratica americana della protesta legale.

Ecco la call to action del discorso di King, ovvero l’obiettivo che voleva raggiungere e che gli ha offerto le linee guida del suo discorso:

Non solo usiamo gli strumenti della persuasione, ma abbiamo capito che dobbiamo far ricorso agli strumenti della forza legittima. Questa faccenda non è soltanto un processo educativo, è anche un processo legislativo.

Mentre ci troviamo qui stasera, e mentre ci prepariamo per quel che accadrà, cerchiamo di uscire di qui con una decisa e coraggiosa determinazione a rimanere tutti uniti.
Noi lavoreremo insieme.

Quando nel futuro saranno scritti i libri di storia, qualcuno dovrà dire che proprio qui, a Montgomery, “c’era un popolo, un popolo nero, capelli crespi e carnagione scura, un popolo che ha avuto il coraggio morale di alzarsi per far valere i propri diritti. E così facendo hanno instillato un nuovo significato nelle vene della storia e della civiltà”.
E faremo tutto questo.
Dio ci permetta di farlo prima che sia troppo tardi.
E mentre procediamo con il nostro programma, pensiamo a tutto questo
”.

Dopo che ebbe fatto il suo discorso, una pausa silenziosa seguì le parole di King, dopodiché la sua audience eruppe in un fragoroso applauso.

Fu un importante successo che gli valse il seguito per altri importanti discorsi come il più famoso “I Have a Dream”.

Ma come prepararsi un discorso che possa raggiungere l’obiettivo, avere una call to action, essere memorabile?

LE 6 FASI DELLA PREPARAZIONE DI UN DISCORSO MEMORABILE

Fase 1: raccogliere le idee a ruota libera

Riflettete sull’argomento finché non diventa fertile e maturo. Poi annotate tutte le idee per iscritto, poche parole, tanto per fissare l’idea…e annotatele su post-it differenti, per poi facilmente ordinarli secondo la logica che sceglierete.

L’obiettivo di questa prima fase non è qualitativo, ma quantitativo e serve ad accumulare il maggior numero possibile di idee e impressioni, opinioni, citazioni, fatti. Questo metodo inoltre ci lascia aperti a molte possibilità, oltre ad essere utile per rispondere ad eventuali domande del pubblico che non avevamo previsto ma per le quali, grazie all’abbondanza di dati raccolti, non avremmo difficoltà a trovare risposta.

Fase 2: determinare l’obiettivo

Vogliamo convincere, informare, coinvolgere, far riflettere, spingere all’azione?

Delineate l’obiettivo. Se volete fare troppe cose è probabile che l’obiettivo non sia ancora del tutto definito, quindi riducetele fino a quando non emerga un obiettivo semplice e chiaro.

L’obiettivo di King era di controbilanciare un sentimento negativo con un altro positivo in modo da indurli ad un’azione di protesta non violenta.

Durante la preparazione della nostra esposizione non dimentichiamo di tenerlo davanti a noi e di domandarci sempre: “Quello che sto scrivendo è coerente con il mio obiettivo”?

Fase 3: pensare al pubblico

Soltanto le persone che ci ascoltano possono decretare il nostro successo o insuccesso.

Occorre porsi domande come: chi sono queste persone? Cosa fanno? Cosa si attendono? Quali i loro bisogni e desideri? Come possiamo mettere in relazione ciò che vogliamo dire con la loro situazione professionale e sociale? Cosa può essere interessante e stimolante per loro? Cosa potrebbero gradire e non gradire?

Scopriamo il nostro pubblico e integriamolo immediatamente nella preparazione della presentazione: il momento in cui ci alzeremo a parlare sarà troppo tardi per farlo.

Prima di fare un discorso può essere utile utilizzare l’empathy map, un set di domande suggerite da Dave Gray per un’immedesimazione empatica nei confronti dell’esperienza di un consumatore, lettore, utente, pubblico:

Per individuare le parole chiave del vostro discorso chiedetevi dunque su chi vi ascolterà:

  • Quale età, professione, luogo, interessi ha?
  • Che cosa vede e ascolta?
  • Che cosa pensa e come si sente?
  • Che cosa dice e fa?
  • Quali sono le cose che aspira e le cose da cui vorrebbe fuggire? (questo perché ogni scelta che noi facciamo è mossa dall’esigenza di allontanarci da qualcosa (sofferenza) o avvicinarsi a qualcos’altro.

Fase 4: individuare il filo conduttore

Occorre decidere quali punti vogliamo che i nostri ascoltatori ricordino.

Lavoriamoci sopra fino a quando lo schema del nostro intervento diventa semplice, diretto, cristallino e stimolante per la mente e per la linea d’azione.

Kennedy: “Venite a Berlino”, nel suo celebre discorso “Io sono Berlinese”

King: nel discorso appena analizzato, più volte ripeterà “Ma viene un tempo in cui ci si stanca” oppure “Noi non abbiamo torto…Se noi abbiamo torto ..allora” come più avanti, in un altro celebre discorso, ripeterà più volte la frase “I have a dream”.

Scegliamo dunque un filo conduttore, una frase, un argomento centrale che durante il nostro intervento riprenderemo più volte e sotto varie forme, perché è precisamente quello che noi vogliamo che il nostro pubblico ricordi.

Fase 5: scegliere i punti di forza

Occorrono fatti che conferiscano vigore e veridicità alle nostre affermazioni. Saremmo disponibili a lasciarci persuadere da un oratore che non porta mai una prova convincente e attendibile di ciò che sta dicendo?

Facciamo uso di statistiche ogniqualvolta è utile o possibile: generalmente appassionano il pubblico, soprattutto se sono ben illustrate da grafici o schemi di immediata comprensione.

Fase 6: preparare l’inizio

Un oratore gioca il 50% del successo nel primo mezzo minuto.

Usate una storia breve, un aneddoto, un aforisma, oppure una domanda alla quale cercherete di dare risposta nel corso del vostro discorso. Per armarvi di coraggio quando vi trovate di fronte al pubblico, agite come se già lo aveste. Ovviamente, se non siete preparati, nessuna vostra performance potrà sortire grandi effetti. Ma dando per scontato che conoscete bene quello di cui state per parlare, avviatevi con grande disinvoltura e respirate profondamente. Meglio ancora, respirate profondamente per 30 secondi prima di presentarvi al pubblico. La maggiore ossigenazione vi sosterrà e vi darà coraggio. State bene eretti, guardate il pubblico negli occhi e cominciate a parlare con grande sicurezza, come se ognuno dei presenti vi dovesse qualcosa.

Articolo pubblicato da Remigia Spagnolo – Tutti diritti sono riservati


[1] Martin Luther King, Autobiografia, Edizione speciale per Famiglia Cristiana, 2001